Posizione centralissima, edificio bello e ben restaurato, camera ampia e tranquilla. Ma… Una sola chiave, due prese elettriche (scomode), pochi spazi di appoggio, porta del bagno trasparente, coperta a posteriori per la privacy con una tenda doccia di plastica bianca. Letto scentrato, un lato quasi addossato al muro, e con materassi appoggiati a un piano di compensato (le doghe ormai ci sono anche nei centri di accoglienza). Finestra (che dà sulla terrazza) senza tendina e con tenda di oscuramento piccola e lontana dal muro. Impianto elettrico balzano: se lasci la chiave nel lettore, il letto risplende per una fila di led, se la togli niente corrente e il lettore lampeggia in blu tutta la notte, modello volante della polizia.
Per due giorni scaldasalviette spento e termo ad aria erratico: chiesto gentilmente per tre volte di intervenire, risposte cortesi e nessun risultato. Alla quarta, più vigorosa richiesta, ci siamo guadagnati la taccia di arroganza dalla figlia del proprietario, che prima offre una camera più piccola (tolta all’ultimo cliente, cui sarebbe toccata quella fredda), poi traffica invano; usciamo per scaldarci in strada; infine alla sera di S. Silvestro chiamano il tecnico (in tenuta da veglione), che risolve. Chiamarlo subito no?
Insomma, un hotel boutique richiede investimenti: denaro, ma soprattutto manutenzione, cortesia e tanto buon senso